MIGLIORANO LE TECNICHE TRASFUSIONALI
L'avvento delle sacche di plastica multiple ha reso possibile
il frazionamento del sangue nei suoi singoli componenti
non solo nei Centri maggiori, ma, fatto rivoluzionario,
in tutte le strutture trasfusionali, anche in quelle
più modeste, purchè dotate di una semplice
centrifuga refrigerata.
Si è così rarefatto fino quasi a scomparire
l'uso del sangue intero e si è affermata la trasfusione
mirata del singolo emocomponente.
Che cosa si ottiene da una sacca di sangue donato?
Ad ogni donazione vengono prelevati 450 ml +/- 10% e da
una sacca così ottenuta si può ricavare,
mediante semplice centrifugazione:
- un concentrato di globuli rossi (detti anche emazie)
di circa 180 ml;
- un concentrato di piastrine di circa 20-40 ml contenente
60 miliardi di trombociti;
- una sacca di plasma di circa 180-240 ml.
Pertanto il paziente che necessita solamente di globuli
rossi riceverà emazie; quello che ha bisogno di
piastrine riceverà solo queste; quello a cui mancano
le sostanze contenute nel plasma riceverà plasma
o singole parti di esso.
Ma in quali casi si trasfondono i singoli emocomponenti?
Globuli rossi concentrati vengono usati quando è necessario
ripristinare la capacità di trasportare l'ossigeno
dai polmoni ai tessuti. Questo obiettivo si raggiunge con
le sole emazie concentrate anziché con il sangue
intero riducendo così i rischi di sovraccarico circolatorio
del paziente. Trasfondendo emazie concentrate posso somministrare
al paziente tre unità di globuli rossi (ciascuna
di 180 ml) caricando il suo cuore dello sforzo di far circolare
il volume di una sola sacca (180 x 3 = 540). Se usassi
sangue intero, per ottenere lo stesso effetto dovrei trasfondere
1350 ml (450 x 3 = 1350) di sangue intero.
Le piastrine o trombociti si trasfondono quando il paziente
si trova ad avere un numero di piastrine così basso
da essere a rischio di emorragia.
Più complessa è la trasfusione del plasma
che contiene un gran numero di proteine, ognuna delle quali
con una propria funzione.
Esso veniva in passato usato per compensare la perdita
di volume plasmatico in seguito ad emorragie, stati di
shock, ustioni o per compensare la carenza di fattori coagulanti
(emofilie, ecc.).
SI AFFERMANO LE AFERESI
CHE COS'E' L'AFERESI
Per aferesi si intende un procedimento mediante il quale
si preleva dal circolo sanguigno del donatore il sangue,
che viene frazionato nei suoi componenti. Vengono così trattenuti
e convogliati in una sacca di raccolta gli elementi di
cui si necessita mentre si reinfondono al donatore tutti
gli altri.
Questa procedura avviene con l'ausilio di una macchina
computerizzata detta separatore cellulare.
Mediante questa tecnica si possono prelevare separatamente
i globuli rossi: "eritrocitoaferesi";
i globuli bianchi: "Ieucoaferesi";
le piastrine: "piastrinoaferesi";
il plasma : "plasmaferesi"
PERCHE' L'AFERESI
L'avvento delle sacche in plastica multiple e la conseguente
possibilità di frazionare su vasta scala il sangue
potrebbe indurre a ritenere completamente soddisfatte le
esigenze terapeutiche che richiedono emocomponenti.
Se così è, perché allora l'aferesi?
Quali vantaggi presenta?
Del problema delle emazie abbiamo giù parlato per
cui ci focalizzeremo su piastrine, plasma e plasmaderivati.
Le piastrine sono dei corpuscoli che intervengono nel processo
di arresto delle emorragie e di riparazione delle lesioni
dei vasi sanguigni. Il loro numero nel sangue è normalmente
compreso fra 150.000 e 400.000 per mmc di sangue.
Quando il loro numero scende al di sotto del livello minimo
in grado di garantire una adeguata emostasi (circa 20.000
piastrine) bisogna intervenire con la trasfusione di piastrine.
Per ottenere un risultato soddisfacente è necessario
trasfondere un certo numero di concentrati piastrinici
da singola sacca. Questo fatto determina tre inconvenienti:
il primo è che sono necessari molti donatori per
ottenere un minimo risultato e comunque di ogni una di
queste donazioni restano spesso non utilizzati i globuli
rossi ed il plasma; il secondo è che il paziente
entrando in contatto con gli antigeni di più donatori
contemporaneamente, ha maggiori probabilità di immunizzarsi
e di diventare refrattario ad ulteriori trasfusioni; il
terzo è che aumentando il numero dei donatori aumenta
il rischio di esposizione ad agenti infettivi.
Dicevamo innanzi che un concentrato piastrinico contiene
circa 60 miliardi di piastrine.
Se raccolgo un concentrato piastrinico da un singolo donatore
mediante aferesi avrò a disposizione da 180 a 350
miliardi di piastrine a seconda della metodica usata (una
quantità equivalente a quello che ottengo da 3 -
6 donazioni ordinarie e senza rimanenze di globuli rossi).
C'è un ulteriore vantaggio nella piastrinoaferesi:
fra due donazioni di piastrine sono sufficienti 2 mesi
mentre fra due donatori "tradizionali devono passare
dai 3 ai 6 mesi a seconda del donatore.
Il numero di donatori nel territorio nazionale e la loro
disponibilità hanno portato all'autosufficienza
per quanto riguarda le piastrine.
Il plasma è un insieme di proteine che vanno dall'albumina,
ai fattori della coagulazione, alle proteine che intervengono
nello sviluppo dell'immunità, agli ormoni, alle
vitamine, ai sali e così via.
Nei Centri trasfusionali il plasma viene conservato congelato
a -40°C e, una volta scongelato viene usato in varie
patologie. Il più delle volte però vengono
usate le singole frazioni del plasma o plasmaderivati.
Infatti con l'affinarsi delle terapie sta accadendo per
il plasma quello che è già accaduto per il
sangue intero: vengono usate solo le frazioni di cui il
paziente ha bisogno (se ci sono problemi della coagulazione
al paziente non serve l'albumina ma i fattori della coagulazione;
se manca l'albumina infonderò quest'ultima e non
gamma globuline; e via trasfondendo.... ).
Le principali frazioni del plasma usate in terapia sono:
l'Albumina: proteina che da sola costituisce circa il 50%
del totale delle proteine circolanti. Questa ha molteplici
funzioni che vanno dal mantenimento della pressione oncotica,
al trasporto di molecole, alla riserva di aminoacidi ecc.
Le Gammaglobuline: frazione delle proteine plasmatiche
composte per la maggior parte da anticorpi.
Le Gammaglobuline specifiche: frazioni delle gammaglobuline
ottenute da sieri iperimmuni costituite da anticorpi diretti
contro un particolare agente patologico (virus, batteri
o tossine). Fra queste ricordiamo l'antitossina tetanica,
l'anti pertosse, l'anti virus della rosolia, l'anti virus
dell'epatite, ecc.;
I fattori della coagulazione: frazioni proteiche del plasma
che intervengono nei processi di formazione e stabilizzazione
di coagulo (sono note a tutti le globuline antiemofiliche
cioè il fattore VIII, il IX e l'antitrombina III
).
Il rilevamento del fabbisogno di plasmaderivati e le strategie
per il raggiungimento dell'autosufficienza nazionale sono
stati oggetto del D.P.R. 7 aprile 1994 (piano per la razionalizzazione
del sistema trasfusionale italiano).
Perché proprio una legge dedicata all'argomento
autosuffucienza di plasmaderivati?
La Comunità Europea, mediante la Direttiva 381 dei
1989 invitava gli Stati Membri a mettere in atto tutte
le misure atte a promuovere nel più breve tempo
possibile l'auto-sufficienza in sangue umano. Invitava
altresì a perseguire tale obiettivo incoraggiando
la donazione volontaria e gratuita.
La Legge 107/90 con i suoi decreti applicativi ed il piano
sangue conseguente, si propone il medesimo obiettivo, da
raggiungere coinvolgendo attivamente le Associazioni dei
donatori.
L'art 5 (compiti dei serv. trasf.) comma 2 punto d, recita: "...praticare
le procedure aferetiche necessarie, compresa Ia plasmaferesi
produttiva".
L'autosufficienza è una , è la prima di queste
necessità!
Ma che cos'è l'autosufficienza di sangue umano
ed emocomponenti?
E' la capacità di raccogliere e lavorare la quantità di
sangue che serve ad ottenere tutti i prodotti necessari
per il corretto uso clinico trasfusionale. Da questo consegue
che se raccogliamo una quantità di sangue insufficiente
al nostro fabbisogno reale non raggiungiamo il nostro obiettivo.
Parimenti se raccogliamo una quantità di sangue
maggiore del necessario ma non lo lavoriamo, non lo frazioniamo,
non raggiungeremo lo scopo che ci siamo preposti.
Il raggiungimento dell'obiettivo è attuabile con
l'aumento delle donazioni, con la loro specializzazione
e mettendo in atto tutte quelle misure che portino ad un
uso corretto di una risorsa limitata e quindi preziosa
come il sangue umano, evitando tutte le forme di spreco.
Ma perché è cosi importante raggiungere
l'autosufficienza?
- Perché deve essere la comunità intera che
si fa carico di soddisfare i suoi bisogni;
- Perché la parte sana della comunità si
deve occupare della parte malata e delle sue necessità;
- Perché abbiamo una tradizione associativa e di
dono volontario e gratuito del sangue ed una legislazione
fra le migliori al mondo nel garantire la sicurezza trasfusionale;
- Perché è una necessità logistica
da soddisfare affinché non si verifichino le carenze
di emoderivati che si sono registrate negli anni addietro
dal momento che gli Stati produttori soddisfano prima le
loro necessità e poi inviano all'estero gli esuberi;
- Perché l'imperativo di civiltà della Comunità Europea è quello
di prevenire tutti i possibili sfruttamenti dell'uomo su
base commerciale.
FABBISOGNO REGIONALE, NAZIONALE E PARAMETRI EUROPEI
Abbiamo definito cos'è l'autosufficienza e perché va
perseguita ma...
quant'è l'autosufficienza?
Secondo parametri messi a punto dalla Comunità Europea,
un paese con un sistema sanitario sviluppato necessita
per ogni 1000 abitanti di 40-50 unità di sangue
intero di 2 litri di plasma fresco congelato per uso clinico;
di 10 litri di plasma da frazionare; di 250 grammi di albumina;
di 1900 U.l. di fattore VIII.
Posto quindi che in Italia ci sono 57 milioni di abitanti,
si può calcolare il fabbisogno di sangue intero
in 2.250.000 unità, il fabbisogno di plasma fresco
in 100.000 litri ed in 800.000 litri il fabbisogno di plasma
per il frazionamento. Il sangue donato ammonta ad oltre
2 milioni di unità si vede che su scala nazionale,
abbiamo pressoché raggiunto l'autosufficienza per
quanto riguarda il sangue intero. Per il plasma il fabbisogno è coperto
solo per un 30% o, se si preferisce, la nostra dipendenza
dall'estero è del 70%. Le uniche regioni autosufficienti
anche per plasma sono il Trentino Alto Adige e la Valle
D'Aosta, mentre Piemonte, Emilia Romagna, Lombardia, Friuli
Venezia Giulia e Veneto coprono il 70% del loro fabbisogno.
La nostra Regione che conta circa 4.5 milioni di abitanti,
ha un fabbisogno di plasma stimato in 50-60.000 litri,
per una quantità di albumina pari a 1.100-1.300
Kg (110.000-130.000 flaconi di albumina al 20% da 50 ml).
Per ottenere questo plasma le vie possibili sono 2: la
prima è il frazionamento del sangue intero prelevato
in sacca multipla in unità di globuli rossi e plasma;
la seconda è la plasmoferesi produttiva.
Nella nostra regione, grazie alla generosità dei
donatori e all'apporto delle associazioni di donatori si è ampiamente
soddisfatto il fabbisogno di globuli rossi tanto che attualmente
circa un quinto (il 20%) delle emazie raccolte viene inviato
in altre regioni italiane per contribuire alla autosufficienza
nazionale.
Per raggiungere l'autosufficienza di plasma non è quindi
pensabile aumentare le donazioni di sangue intero in quanto
ci troveremmo un enorme esubero di emazie valutabile nell'ordine
delle 100.000 unità. Non resta che lo plasmaferesi
produttiva.
Una plasmaferesi permette di raccogliere 500 ml di plasma
contro i 200 che si ottengono per il frazionamento di una
unità di sangue intero da 450 ml +/- 10 %.
FINALITA' DELLA PLASMAFERESI
La plasmaferesi trova due principali applicazioni: una
curativa l'altra produttiva.
La plasmaferesi terapeutica è un presidio basilare
nella cura di alcune malattie quali quelle autoimmuni,
alcuni avvelenamenti, comunque tutte quelle circostanze
nelle quali sia necessario asportare rapidamente dal sangue
circolante, sostanze dannose all'organismo e disciolte
nel plasma.
La plasmaferesi produttiva viene praticata con lo scopo
di raccogliere il solo plasma.
Questa raccolta è finalizzata ad avere in discrete
quantità l'emocomponente plasma che può poi
essere impiegato "in toto" oppure lavorato e
frazionato per ricavarne i singoli componenti utilizzati
in svariate terapie,
La lavorazione del plasma ed il suo frazionamento, che
non può essere effettuato nei Servizi Trasfusionali,
viene delegato ad industrie convenzionate con la Regione.
Queste restituiscono alle U.L.S.S., i plasmaderivati ricevendo
il compenso per la sola lavorazione visto che il sangue
resta di proprietà della Regione.
METODICHE DI AFERESI
I separatori cellulari più moderni utilizzati per
la plasmaferesi sono delle macchine sulle quali vengono
montati dei circuiti monouso, cioè dei sistemi assolutamente
chiusi, dove viene fatto passare il sangue. Il sangue affluisce
al sistema attraverso un ago posto in vena al donatore
ed il plasma viene raccolto in una sacca posta all'altra
estremità del sistema. La via di prelievo-reinfusione è quindi
unica. Diversi sono invece i principi utilizzati nei sistemi
di separazione: la filtrazione, la centrifugazione, ed
una combinazione di centrifugazione e filtrazione.
Vediamo un po' più in dettaglio queste tecniche:
la filtrazione: il sangue prelevato dal donatore viene
fatto fluire in un modulo filtrante di membrane microporose
che possono essere attraversate dalle molecole proteiche
plasmatiche ma non dalle cellule; la centrifugazione: il
sangue intero prelevato dal donatore viene fatto fluire
in un sistema di centrifugazione dove viene sottoposto
ad un campo gravitazionale che, accelerando il processo
di sedimentazione, permette di separare in breve tempo
le cellule fra loro e queste dal plasma ; il plasma o il
concentrato piastrinico vengono raccolti in una sacca satellite,
il resto deli sangue viene reinfuso;
la combinazione di filtrazione e centrifugazione: il sangue
fluisce in un cilindro ermeticamente sigillato contenente
una membrana in policarbonato con pori di pochi micron.
Per effetto di un campo magnetico il cilindro ruota alla
velocità sufficiente a separare i vari costituenti
del sangue. In questo modo la rotazione allontana le cellule
dalla membrana impedendo la saturazione del filtro e la
attivazione delle cellule. La soluzione contenente le cellule
viene poi fatta fluire in un serbatoio, mentre il plasma
(povero o ricco di piastrine a seconda della procedura)
va ad una sacca di raccolta.
Quando il serbatoio delle cellule è pieno la procedura
si arresta e queste vengono reinfuse. Il ciclo si ripete
fino ad ottenere una raccolta media di 500 ml di plasma.
Il volume di extracorporea (la quantità di sangue
che si trova fuori dall'organismo) è di 200 ml.
Se si effettua uno piastrinoaferesi il plasma ricco di
piastrine viene poi ulteriormente frazionato in plasma
e concentrato piastrinico.
CHI PUO' FARE LA DONAZIONE MEDIANTE AFERESI?
CRITERI DI IDONEITA' DEL DONATORE DI PIASTRINE
Per la donazione di piastrine mediante emaferesi sono richiesti
gli stessi requisiti necessari per l'idoneità alla
donazione di sangue intero con l'aggiunta di un normale
assetto emocoagulativo (numero delle piastrine, del PTT
e del PT).
Sono esclusi dalle donazioni di piastrine i donatori che
siano affetti da sindromi emorragiche, ipertensione, diabete,
patologia emorragica gastrointestinale e coloro che abbiano
assunto nei 5 giorni precedenti la donazione farmaci ad
azione antiaggregante piastrinica (consultare il medico
trasfusionista prima della donazione).
Il numero delle piastrine del donatore non deve essere
inferiore a 150.000 per mmc di sangue.
MODALITA' DI DONAZIONE DI PIASTRINE MEDIANTE EMAFERESI
- il prelievo minimo deve essere di 350 miliardi di piastrine
per ogni concentrato
- il numero massimo di piastrino-aferesi annuale è di
sei
- l'intervallo minimo da una piastrinoaferesi ed una donazione
di sangue intero deve essere di quattordici giorni, mentre
quello da una donazione di sangue intero ed una piastrinoaferesi
deve essere di un mese, anche se in casi particolari il
medico trasfusionista può modificare tali limiti.
CRITERI DI IDONEITA' DEL DONATORE DI PLASMA
Per le plasmaferesi occasionali attuate con intervalli
superiori ai 90 giorni l'idoneità viene valutata
con gli stessi criteri adottati per il sangue intero.
Per il donatore inserito in un programma di plasmaferesi
continuativa le caratteristiche di idoneità devono
essere le seguenti:
- età compresa fra i 18 ed i 55 anni
- idoneità alla donazione di sangue fatta eccezione
per l'emoglobinemia
- ematocrito percentuale inferiore a 45%
- proteine totali > di 6 grammi % e quadro elettroforetico
non alterato
- i microcitemici possono essere inseriti nei programmi
di plasmaferesi se clinicamente idonei
- i valori di emoglobina non possono essere inferiori a
11.5 gr%ml nella donna ed a 12.5 nei maschi; i donatori
di sangue sospesi per valori di emoglobina superiori a
questi ma insufficienti per la donazione di sangue o comunque
sospesi per livelli bassi di sideremia possono effettuare
la donazione di plasma.
MODALITA' DI DONAZIONE DI PLASMA
Con procedura automatizzata:
1)prelievo massimo per seduta di 650 ml, di 1.5 litri al
mese, di 10 litri all'anno
2)intervallo minimo consentito tra due donazioni di plasma
e tra una donazione di plasma ed una di sangue intero o
citoaferesi deve essere di almeno quattordici giorni mentre
quello tra una donazione di sangue intero o citoaferesi
e una di plasma deve essere almeno un mese
3)una donazione di plasma richiede circa 30 minuti.
Per completezza riportiamo anche i criteri relativi alla
donazione di leucociti (globuli bianchi) anche se questa
viene praticata abbastanza raramente:
1)gli stessi criteri che per la donazione di piastrine
con particolare attenzione al numero dei globuli bianchi
del donatore che devono essere maggiori di 6.000 per mmc
di sangue. Vengono prelevati circo 10 miliardi di leucociti.
Si possono effettuare fino a sei donazioni all'anno, se
può il donatore viene sottoposto a premedicazione
con steroidi il numero scende a quattro.